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Acri-Galli della Loggia, Sud dimenticato dai governi

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Ernesto Galli della Loggia, storico e opinionista, può piacere o no, ma nessuno può dire che i suoi giudizi non siano netti e che non scatenino discussioni appassionate tra chi condivide e chi invece li contrasta.
Galli della Loggia è stato venerdì pomeriggio ad Acri, per incontrare la giuria degli studenti e popolare chiamata a esprimersi sul libro vincitore nella sezione Saggistica del prossimo Premio Padula. Il popolare opinionista del Corriere della Sera è uno dei tre finalisti con “Tramonto di una Nazione. Retroscena della fine”.
Del libro ha parlato con Lanfranco Caminiti, nel Caffè Letterario. Tanti i temi toccati, con giudizi trancianti. Il titolo è un de profundis dell’idea di Nazione, perché “oggi non vedo un’élite formata e in grado di far uscire il Paese dal pantano”.
Per quanto riguarda il Meridione, “è sparito dall’agenda di tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi decenni”. Bacchetta “le spinte autonomiste del Sud, perché chi è più debole non può dire vado da solo, ma deve agganciarsi al più forte. Il Nord ha bisogno del Meridione, come in ogni altro Paese del mondo. Non esiste da nessuna parte una uniformità territoriale dalla prospettiva dello sviluppo”.
Sul passato, “chi afferma che si stava meglio sotto i Borboni non sa quello che dice, così come certi miti sul brigantaggio. Sono ciarpame leggendario”. A quell’epoca “nel Regno di Napoli chi stava peggio erano proprio i poveri”. Poi lo Stato italiano “ha sensibilmente migliorato le condizioni di vita di ognuno di noi e sfido chiunque a dire il contrario”.
Sulla Prima Repubblica, “c’erano dei grandi leaders politici, oggi, con i partiti in crisi e la scuola ridotta in uno stato pietoso, mancano le grandi figure in grado di costituire una credibile classe dirigente. Oggi c’è solo un populismo deteriore”.
A proposito della storia, “in quella più recente, in molti l’hanno voluta aggiustare, adattandola alle loro esigenze”. Come per la Resistenza, “per troppo tempo si è voluto mitizzarla, tacendo sul fatto che fosse una guerra civile”. Come per Cefalonia, “lì si è scoperto che non è andata come ce l’hanno raccontata per tanto tempo”.
Dal pubblico, nel dibattito, non sono mancati i dissensi rispetto alla sua prospettiva, soprattutto sulle responsabilità dell’Occidente in Africa e nei Paesi in via di sviluppo in genere. Proseguono, al Caffè Letterario, gli incontri con gli altri due finalisti: oggi, alle 17:30, Giulia Sissa; mercoledì, alla stessa ora, Monica Lanzillotta.

Da “Il Quotidiano del Sud” del 06-11-2017 Piero Cirino


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