Cultura

Acri-Saverio Vallone, mio padre dimenticato nella sua terra

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Saverio Vallone, apprezzato attore e figlio dell’indimenticato Raf, nei giorni scorsi è stato ad Acri, ospite dell’amico Mattia Scaramuzzo. Proprio quest’ultimo si sta dando da fare per far dedicare una via a Raf Vallone, nell’anno del centenario della nascita. Nella scorsa settimana è uscito “Un nuovo giorno”, per la regia di Stefano Calvagna, film nel quale Saverio Vallone interpreta un prete cinico e poco adatto a vestire l’abito talare. Nel centro presilano era già stato, ma in questa occasione ha potuto visitare meglio la città e gustarne anche le sue peculiarità culinarie preparate al Carpaccio.
Tiene banco la polemica, innescata da Wanda Ferro, sulle mancate celebrazioni, da parte della Regione Calabria, relative al centenario della nascita di Raf Vallone, lo scorso 17 febbraio.
Saverio, come avete vissuto in famiglia questa “dimenticanza”?
Intanto mi lasci ringraziare la signora Wanda Ferro per l’attenzione dimostrata verso la figura di mio padre. Raf Vallone ha sempre portato in giro con orgoglio il nome della sua terra e ci è sembrato quantomeno strano che proprio la Calabria non abbia partecipato alle tante iniziative organizzate per l’occasione. Tra queste, ricordo quella della Casa del cinema di Roma o lo spazio in tv, sia da Vespa, che in altre trasmissioni. Tuttavia sono ottimista e sono certo che anche la Regione Calabria possa promuovere qualche manifestazione per ricordare la figura di mio padre. Ho proposto di intitolare il Politeama di Catanzaro a Raf Vallone, ma non ho ancora ricevuto alcuna risposta ufficiale.
Raf Vallone era sempre in giro, tra un set e un altro, che tipo di rapporto manteneva con la Calabria?
Ce l’aveva dentro la sua terra e ogni occasione era buona per tornare nella sua Tropea. Ricordo ancora i viaggi con la Mercedes cabriolet che si trasformavano in una festa. Era talmente contento di tornare che trasmetteva a tutti noi questa contagiosa felicità. A Tropea le sue tracce sono ancora molto vive, come testimonia l’interesse sulla mostra fotografica permanente, che conta numerosissimi visitatori.
Quale insegnamento ha trasmesso Raf Vallone a suo figlio attore?
Innanzitutto la semplicità e l’umiltà. Poi l’applicazione e lo studio, perché solo così si diventa bravi attori. Ho avuto la fortuna di poter vedere all’opera autentici mostri sacri, quali Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, e poterli osservare da vicino mi ha dato tanto.
Ha mai vissuto della sindrome di essere il figlio di?
Assolutamente no. Raf Vallone era talmente grande da rappresentare per me un idolo, un’icona da cui poter ricevere solo benefici. Più che un’ombra, mio padre per me da attore è stato un luminoso raggio di sole.
Ad Acri gli vogliono dedicare una via.
Ringrazio per questo il mio amico Mattia Scaramuzzo e spero che questa intenzione si possa concretizzare. Ad Acri ero già stato nel 2001, per uno spettacolo teatrale all’Anfiteatro, “La maschera e il volto”, con Lando Buzzanca, e in questa occasione non posso che confermare le ottime impressioni che allora avevo ricevuto.

Piero Cirino
Da “Il Quotidiano del Sud” del 20-03-2016.


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