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Acri- Riaperto il Museo Storico dell’Arte e della Civiltà Contadina

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Nei giorni scorsi si è tenuta la cerimonia di riapertura del Museo Storico dell’Arte e della Civiltà Contadina, con l’inaugurazione di due sale ubicate al secondo piano del Palazzo Padula.
Alla cerimonia erano presenti l’assessore comunale alla Cultura, Salvatore Ferraro; il presidente del comitato di gestione, Giovanni Ferraro; i consiglieri Fabio Vita e Natalino Grazioso; il presidente del consiglio comunale, Cosimo Fabbricatore; il presidente della fondazione Padula, Giuseppe Cristofaro; e il restauratore Emilio Servolino.
“L’esposizione degli attrezzi e degli oggetti – si legge in una nota dell’assessorato alla Cultura – si presenta con un particolare criterio espositivo descrittivo e permette di percepire, attraverso i reperti, le diverse attività del contadino, dell’artigiano e della vita di tutti i giorni”.
Gli oggetti esposti, circa 600, raccontano la vita quotidiana dei nostri antenati. Vi sono raccolti vari utensili e attrezzi che testimoniano le attività svolte dall’uomo tra il diciannovesimo e la prima metà del ventesimo secolo.
All’interno “emerge anche uno spazio particolare, tutto al femminile, con tegami e recipienti che servivano per cucinare, conservare, trasportare acqua e vino”.
Tutti gli oggetti e attrezzi presenti nel Museo sono frutto di una attenta ricerca tra la popolazione locale, ma soprattutto dono spontaneo e disinteressato di numerosi cittadini acresi.
Il Museo, nato da un progetto sulla dispersione scolastica della scuola media Padula, nell’anno scolastico 1995/96, è stato realizzato con l’impegno dei docenti, degli alunni e delle famiglie. Il materiale raccolto, con la collaborazione delle altre scuole del territorio e dell’amministrazione comunale, è stato esposto nel Palazzo Sanseverino-Falcone e inaugurato come museo permanente il 27 Maggio 1996. L’esposizione rimase nel palazzo Sanseverino fino al 2002, anno in cui la scuola cedette il tutto all’amministrazione comunale. Il Comune trasferì nuovamente il Museo nel palazzo Feraudo, dove rimase fino all’estate del 2014, da dove, i reperti, recuperati e risistemati, vengono esposti nella sede attuale.
Questa nuova apertura “intende avviare un processo di rafforzamento della memoria storica per trasmettere alle nuove generazioni il patrimonio culturale dei nostri antenati, non solo per acquisire la conoscenza delle radici di un popolo, ma anche, e sopratutto far apprezzare una vita di sacrifici e di duro lavoro manuale dei nostri genitori o nonni”.
Il Museo potrebbe trasformarsi in una agenzia turistica che offre viaggi nel passato, percorrendo i vicoli del centro storico e raccontando la storia di un luogo, di un oggetto particolare, o andando per i sentieri di montagna a scoprire altre tracce della civiltà contadina e provocare interesse nelle istituzioni scolastiche”.

Piero Cirino
Da “Il Quotidiano del Sud” del 12-04-2016.


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