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Acri-Cinquemila no alla Tari

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Secondo una stima attendibile, in circa cinquemila acresi ieri hanno partecipato alla manifestazione “Acri in rivolta”, per protestare contro l’esosità del carico fiscale del Comune.
Due i tributi verso i quali si è scagliata l’ira dei contribuenti: Tari, che riguarda lo smaltimento dei rifiuti, e il Servizio Idrico Integrato, cioè il consumo dell’acqua.
L’iniziativa è stata promossa dal neonato comitato civico “Libera Associazione Cittadina Acrese”, che ha raccolto il malcontento popolare verso le due tasse e lo ha portato in piazza.
La città ha massicciamente risposto all’invito del comitato promotore, con una adesione degli esercizi commerciali, che rappresentano il nucleo da cui si è poi sviluppata la protesta, totale. Negozi chiusi in tutta la città e per tutta la mattinata e studenti che hanno partecipato in massa.
Il corteo è partito dalla centralissima Piazza Sprovieri, ha attraversato le principali vie cittadini ed è giunto nell’area antistante il Municipio.
Il lungo, chiassoso e colorato serpentone ha gridato la sua protesta contro gli amministratori, rei di “non ascoltare le nostre richieste”. Per la Tari il comitato ha proposto di far ricorso all’articolo 35 del regolamento comunale, che comunque recepisce una direttiva nazionale, in base al quale, nel caso in cui il servizio di raccolta dei rifiuti non funzioni, è possibile procedere all’abbattimento dell’80% del totale.
Su questo punto si innescata una polemica, poiché l’amministrazione comunale ritiene che per attivare questa procedura occorra una certificazione dell’Arpacal, che non c’è stata. Per il comitato basta il carteggio tra Comune Asp a inizio 2014, quando il servizio di raccolta per lungo tempo non funzionò a causa della chiusura delle discariche.
Ad aspettare i manifestanti in Comune ieri mattina c’era il vicesindaco e assessore all’Ambiente, Salvatore Ferraro, al quale sono state simbolicamente restituite le bollette.
Non sono mancati i momenti di tensione, sebbene la manifestazione si sia svolta in un clima di grande civiltà. Ferraro è stato ripetutamente apostrofato, ha incontrato la delegazione del comitato e ha risposto alle domande dei giornalisti.
La posizione del Comune non si è mossa di una virgola, come del resto il giorno prima aveva anticipato il sindaco Nicola Tenuta: le cartelle non possono essere ritirate e non può essere applicata la riduzione dell’80%.
La novità è rappresentata dalla volontà di rivalersi nelle sedi giudiziarie sulla Regione, che con la chiusura delle discariche ha determinato danni al territorio e rischio per la salute pubblica.
Non è ancora ben chiaro se l’iniziativa parta dal Comune o dal comitato, ma è un’idea su cui si sta lavorando.
Ferraro ha avuto il coraggio di metterci la faccia e di affrontare, anche sull’onda delle emozioni del momento, i cittadini inferociti.
Davanti al Comune una folla che, nel clima assordante di centinaia di fischietti, gridava slogan di protesta.
Il comitato ha già fatto sapere di voler continuare la battaglia, attivando i necessari strumenti nelle opportune sedi giudiziarie, magari con una class action. La manifestazione ha attratto grande interesse dei media e non è escluso che possa attivare un contagio a macchia d’olio anche nei centri vicini.
Per non “inquinarla” e per non prestare il fianco a prevedibili strumentalizzazioni, i politici locali che si richiamano ai partiti di opposizione hanno preso parte alla manifestazione a titolo personale, lasciando a casa le bandiere.

Piero Cirino
Da “Il Quotidiano del Sud” del 20-02-2015.


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