Platea

Franco Battiato, il rapporto col cinema dell’artista poliedrico e geniale

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Ha lasciato la vita terrena, Franco Battiato, lui che l’ha attraversata con tanta intensità, con tanta curiosità. Un altro genio che l’Italia ha consegnato al mondo se ne va, rendendosi immortale, senza tempo, senza luogo. Era Siciliano, ma è stato universale. La sua arte e la sua genialità si sono espresse principalmente nel campo della musica nel quale ha spaziato nei generi più svariati: dal rock progressivo alla new wave, dall’elettronica alla classica a quella etnica, quella spirituale, quella sinfonica, sperimentando e amalgamando in maniera ecclettica, con una sensibilità molto personale da farla diventare popolare. In oltre 50 anni di carriera da musicista ha scritto e interpretato centinaia di successi, molti dei quali divenuti imperituri.

Oltre che nella musica, il suo estro si è espresso nella pittura figurativa con circa 80 opere che hanno avuto esposizione in diverse città del mondo; nella stesura di opere letterarie pubblicate e opere colte rappresentate in teatro. Ha scritto libri autobiografici, introspettivi, filosofici, spirituali.

Franco Battiato, nella sua poliedricità artistica, è stato molto vicino al cinema: il suo debutto alla regia è avvenuto nel 2003 con PerdutoAmor di cui ha scritto il soggetto oltre che la sceneggiatura insieme a Manlio Sgalambro, filosofo Siciliano con il quale, da qui in poi, ha avviato una prolifica collaborazione. Battiato ha vinto con PerdutoAmor il Nastro D’Argento per il miglior regista esordiente. Ne ha curato, naturalmente, anche la colonna sonora.

Quattro anni dopo, la collaborazione con Sgalambro produce il film Musikanten, sulla vita di Beethoven, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, nel quale dirige Alejandro Jodorowsky, Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni. Nel 2007 presenta al Festival del Cinema di Roma Niente è come sembra con Pamela Villoresi e Giulio Brogi. Nello stesso anno ha girato un docu-film sulla vita artistica dell’amica Giuni Russo, a tre anni dalla sua morte, dal titolo La sua figura che prende il nome da un brano della cantante.

Nel 2010 ha tratto da un suo libro un altro film documentario: Auguri Don Gesualdo nel quale, con le testimonianze di Sciascia, Sgalambro e altri intellettuali, manifesta tutta la sua ammirazione verso lo scrittore Gesualdo Bufalino. L’ultimo suo film risale al 2014, si chiama Attraversando il Bardo- Sguardi sull’Aldilà, anche questo tratto da un suo lavoro scritto che affronta i temi mistico/religiosi della dottrina Buddhista, secondo la quale il Bardo è un luogo di transizione dell’anima, uno stato cosciente che viene dopo la morte e prima della nuova vita.

Il legame tra Battiato e il cinema è dato anche dalle molte sue canzoni che sono state utilizzate come colonne sonore in altrettanti film. Per citarne qualcuno: Nanni Moretti, per esempio, ha scelto Scalo a Grado per il film Bianca, I treni di Tozeur per La messa è finita, E ti vengo a cercare per Palombella Rossa.

E ancora Ruby Tuesday  ne I figli degli uomini del Messicano Alfonso Cuaròn, Radio Varsavia in Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, una sua versione di La canzone dell’amore perduto, scritta da De Andrè, in EX di Fausto Brizzi, fino a La cura scelta da Giovanni Veronesi per accompagnare i titoli di coda di Tutti per 1 – 1 per tutti.

Werner Altomare


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