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Nostalgia: Mario Martone, Ermanno Rea, Pierfrancesco Favino, Napoli e un quartiere da scoprire. 

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E’ in proiezione nelle sale cinematografiche da alcune settimane, con ancora buoni risultati di incasso, Nostalgia del napoletano Mario Martone, presentato in concorso all’ultima edizione del festival del Cinema di Cannes, dove il regista mancava dal 2004, allora con L’Odore del Sangue. Basato sul romanzo omonimo dello scrittore Ermanno Rea, anch’egli napoletano, sceneggiato da Martone insieme alla moglie Ippolita DI Maio, la quale ha collaborato alla scrittura di altri film del regista.

Attore protagonista è Pierfrancesco Favino, lui mancava da Cannes dal 2019 quando ha presentato Il Traditore di Marco Bellocchio.

Nostalgia è la storia di un ritorno, non solo in un luogo, ma anche nell’anima, nel passato, nella memoria. La città è Napoli, ma la storia si svolge esclusivamente in un quartiere della città: il Rione Sanità “che rappresenta una piccola enclave, lontana dal mare spesso sconosciuta agli stessi napoletani”, commenta il regista, il quale ha voluto utilizzarlo come fosse una scacchiera sulla quale i personaggi si muovono autonomamente mentre si confrontano con il loro passato, ma ineludibilmente avviene l’incontro con l’altro che ridetermina il loro destino.

La Sanità” continua Martone “è un quartiere che è caduto in ombra quando ha finito di essere il percorso che il re faceva per andare a Capodimonte. E’ rimasto abbandonato e inevitabilmente è arrivata la Camorra.” Noi aggiungiamo che il quartiere pullula di vitalità, ha una spiccata rappresentazione di umanità, per questo Martone ha letteralmente liberato per strada i personaggi, riproponendo quanto  si faceva nel periodo del cinema neo-realista, esplicitando tutto l’amore viscerale suo e dello scrittore Rea nei confronti di una città che si disvela allo spettatore ad ogni inquadratura. Un po’ come avvenuto nel film d’esordio del regista Morte di un matematico Napoletano.

Il film è la narrazione di un viaggio emotivo che riporta, dopo quaranta anni, il personaggio di Favino, Felice Lasco, nei luoghi della sua infanzia e nei meandri di un segreto che è stato la causa del suo allontanamento. Dopo anni trascorsi tra il Libano e l’Egitto, durante i quali è diventato un piccolo imprenditore torna per ritrovare la madre, “la migliore sarta della Sanità” (una meravigliosa Aurelia Quattrocchi), che pensava di non rivederlo mai più. A poco a poco Felice si immerge in un mondo che aveva cercato di mettere da parte e che, invece, inesorabilmente si ripresenta. Perde, man mano anche quell’accento esotico arabeggiante che ha assunto nel parlare; incontra Don Luigi, interpretato da Francesco Di Leva, un prete impegnato a contrastare la camorra; ma soprattutto Felice vuole rivedere Oreste (che ha il volto di Tommaso Ragno), suo compagno di scorribande adolescenziali e amico fraterno, ora divenuto un piccolo boss; e per quanto sarebbe opportuno allontanarsi da quella pericolosa amicizia, è difficile lasciarsi alle spalle ciò che profondamente si è.

Nostalgia di Mario Martone è ancora possibile vederlo al cinema, che rimane sempre il modo migliore per godere di un’opera cinematografica.

Werner Altomare


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